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Zapatista dei Centri Sociali del Nord Est. Negli occhi il mondo, nel cuore i sogni.
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Che vergogna!
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#Honduras | A 9 anni dall’assassinio di #BertaCaceres 8 persone sono state condannate ma rimangono ancora profughi della giustizia i mandanti della potente famiglia Atala e la comunità Lenca non è ancora stata risarcita.
Il GIEI proverà a dare completa #JusticiaParaBerta
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«Di fronte alla minaccia del trionfo di una destra "filofascista" rappresentata da Noboa nel secondo turno elettorale ecuadoriano del 13 aprile, la sinistra deve fare proposte che permetta di scegliere il miglior scenario di lotta per i prossimi anni».
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TRATTO DA LA SETTIMA CHIAVE, LE TUTE BIANCHE NELLA CAROVANA ZAPATISTA, CHE PARTIVA OGGI 24 ANNI FA.
—> www.globalproject.info/public/resou...
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bianca si specchiasse nel vetro. Lei si guardò e non si riconobbe. Il suo pelo non era più così bianco. Adesso era del colore della terra.
Tute bianche, 5 marzo 2001, dal cancello secondario dell'accampamento di Nurio, Michoacan, Messico, Pianeta Terra».
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vederla. E rivolgendosi agli animali disse: “ Sta costruendo un buon ponte, ma non può terminarlo da sola. Nessuno può farlo da solo.”
La scimmia bianca, spaesata, gli chiese: “Ma allora perché fino ad ora hai fatto lavorare soltanto me?”
Don Durito chiuse la finestra e lasciò che la scimmia
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mettere in giro le voci contro la scimmia bianca, Don Vicente rispose scandalizzato: “Non ho nemici nella carovana degli animali.”
Quando il ponte fu costruito per metà, Don Durito radunò tutti gli animali sulla riva del fiume. Poi condusse la scimmia bianca alla finestra, così che tutti potessero
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Mano a mano che i giorni passavano il lavoro procedeva. Don Vicente la volpe continuava a sussurrare nelle orecchie degli animali: “Non fidatevi di lei, è una straniera.” E i pappagalli gli facevano eco: “È una straniera! È una straniera!...” Ma quando l’iguana chiese alla volpe se fosse stato lui a
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Ma il vecchio Don Felix, l’aquila che dall’alto vedeva tutto, andava dicendo che Don Durito aveva affidato quel compito alla scimmia bianca proprio perché era così diversa e veniva da tanto lontano. Forse proprio per questo motivo il suo lavoro avrebbe avuto un significato più grande per tutti.
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e affogherete tutti.” L’orso, il coyote, la scimmia nera, del colore della terra, osservavano il lavoro della scimmia bianca e discutevano fra loro: “Viene da lontano, ma è nostra amica. Sta lavorando per farci arrivare alla città.”
“Non è il suo fiume, non sappiamo che è, non possiamo fidarci.”
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Lavorava sotto la pioggia e sotto il sole, di giorno e di notte, mentre la volpe di nascosto la calunniava presso gli altri animali. E i pappagalli le facevano il verso.
“La scimmia bianca non è una di noi. Non abita qui. È di un altro colore, non dovete fidarvi il ponte che sta costruendo crollerà
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attraversare” disse Don Durito. Poi si recò in coda alla carovana e disse all’animale più strano: “Non conosci il fiume, ma hai le mani grandi e forti. Costruisci un ponte per raggiungere l’altra sponda.”
Così la scimmia bianca, gratificata da tanta responsabilità, si mise all’opera di buona lena.
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aveva ingrossato. Non c’era modo di attraversare. Arrivo Don Vicente la volpe e disse: “Più a valle c’è un ponte che ho fato costruire per voi. È bello, solido e nuovo. Lasciate che sia io a guidarvi alla città e vi farò passare.”
“No grazie, conosciamo la strada, troveremo da soli il modo di
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Goffa e bizzarra, la scimmia bianca faceva ogni cosa per rendersi utile e dimostrare che il suo posto era là. Arrivò molte volte ultima alle soste previste, ma sempre arrivò.
Un giorno al calar della sera, la carovana degli animali fu costretta a fermarsi sulla sponda di un fiume che la pioggia
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scimmia bianca che veniva da molto lontano. Il suo colore contrastava così tanto con il colore della terra da farla sembrare fuori luogo. Gli altri animali guardavano stupiti quello strano esemplare, che arrancava a fatica in un territorio ignoto, sotto un sole che la sua pelle non conosceva.
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«Sono passati vent’anni, ma quella storia non è finita, niente è andato perduto, ma tutto si è sedimentato nella memoria, tutto si è costruito sopra quella esperienza».
#EZLN #MarchadelColorDeLaTierra
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L'unica risposta che il governo e il sindaco Brugnaro sono in grado di dare è il controllo: telecamere, tornelli, ticket d'ingresso, militarizzazione e ffoo nelle calli sovraffollate.
Le città militarizzate e svuotate di persone che le vivono non saranno mai sicure!»
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«Carnevale rappresenta il momento in cui Venezia diventa una cartolina, mettendo in evidenza come sia la turistificazione sfrenata a rendere la città insicura: un parco giochi per il turismo, svuotato di servizi, welfare e case, e quindi di persone che la abitano e la vivono.
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C'è stata una manifestazione, decimila persone in pizza, ma poi ci siamo chiesti casa potevamo fare per evitare che succedesse di nuovo.
Abbiamo puntato il dito contro l'amministrazione comunale ma abbiamo anche deciso che non potevamo criticare e basta».
#PerJackPerNoiPerTuttə